primo maggio in bianco per la cultura
Bianco come la luce che abbaglia. Bianco come la cecità virale che Josè Saramago ha lasciato in eredità, una cecità che in realtà è illuminazione.
Primo maggio 2020. Tutta l’Italia è in ginocchio. Intere filiere a rischio di fallimento. Famiglie, persone che non sanno come andare avanti in questo presente, figuriamoci immaginare un futuro. Tra queste filiere c’è il mondo del teatro, del cinema, dello spettacolo. A fine gennaio 2020 inizio a lavorare con due meravigliose colleghe, Alessandra della Guardia e Sara Palma, alla nascita di MUJERES NEL TEATRO, un gruppo facebook che ha l’obiettivo di mettere in relazione, valorizzare, tutelare le professioniste del teatro e delle arti performative, incentivare le pari opportunità e le questioni di genere ( maternità, equa retribuzione, equa presenza, molestie sul lavoro, drammaturgia contemporanea femminile etc…), e infine condividere offerete lavorative e creare collaborazioni. Siamo in costante relazione con MUJERES NEL CINEMA, realtà nella quale ci siamo incontrate, alla quale siamo iscritte, e dove assieme al loro direttivo ci siamo accorte delle grande necessità di occuparsi del teatro. Il nostro primo evento nazionale sarebbe dovuto essere il 9 marzo 2020, più di 250 le partecipanti. Ovviamente tutto è saltato. Ma siamo attivissime su facebook, su instagram e con molti tavoli tematici su zoom. ( tavolo diritti, tavolo emergenza, tavolo pratiche artistiche, tavolo manifesto).
Di noi artist*. delle attrici, degli attori, regist*, drammaturgh*, uffici stampa, direttrici e direttori artistici, della fotografia, di produzione, tecnici e tecniche, e tutte fondamentali maestranze che danno vita a quel mondo collodiano e fantastico che sembra, agli occhi dei più, essere un’oasi di fantastici e divini eletti, si parla poco. Come se non fossimo anche noi madri, padri, persone. Come se anche noi non dovessimo lavorare per vivere. Avere una dignità di cittadini. Sei artista? Hai da suffrì… E tutt* noi giù a ingoiare, a non deludere il tanto amato e secolare stereotipo dell’artista dannat*, sofferente, precario. Il ben noto binomio o sei un/a divo/a o sei fallit*. Decisamente abbiamo una enorme responsabilità vero noi stess*.
Non esiste tutela per noi. Non esiste riconoscimento giuridico. Nè maternità, né malattia, né considerazione legale e amministrativa delle tante necessità specifiche delle pratiche e dei percorsi artistici. ( abbiamo periodi in cui creiamo, in cui ci alleniamo, in cui studiamo, in cui elaboriamo i progetti, fasi che non vengono mai considerate giornate lavorative ma che di fatto lo sono e sono necessarie al nostro mestiere). I fondi del FUS ( fondo unico per lo spettacolo) sono erogati con criteri inaccessibili spesso a moltissime realtà, così come la farsesca e complessa burocrazia dei bandi. Una burocrazie, un sistema, modus operandi che spessissimo porta ad una quantità enorme di lavoro in nero. Siamo lavoratrici e lavoratori autonomi, atipici. Il decreto cura ha lasciato fuori dal sussidio il 70% e forse più di noi. Molti grandi teatri e molte produzioni non hanno rispettato i contratti.
Accanto ai Teatri Stabili, ai grandi festival, alle grandi compagnie di produzione, che sono la punta dell’iceberg, tutto il resto è un affresco vivissimo e variegato di piccole compagnie, artist* indipendenti, minuscole associazioni, spazi e teatrini meravigliosi, che operano in modo capillare in tutto il territorio italiano.
Negli ultimi 15 anni, le varie amministrazioni, i numerosi governi che si sono succeduti, hanno continuato a mortificare, a sminuire, soprattutto a non comprendere la realtà di centinaia di migliaia di professionist*. Alcune lotte sono state intraprese, sono nate realtà che da anni tentano di elevare e valorizzare la nostra condizione: C.R.E.S.C.O, FACCIAMO LA CONTA, ARTISTI 7607, ATTRICI E ATTORI UNITI. Ma da due mesi a questa parte sta accadendo qualcosa di unico: la nascita in tutto il territorio italiano di decine e decine di reti all’interno delle quali cui tutt* ci stiamo forsennatamente confrontando, raccontando, ragionando tramite le piattaforme online: ERESIA, ZO-NA ROSSA, PROFESSIONISTI DELLO SPETTACOLO, L’ATTORE VISIBILE , TEATRO DELLE BAMBOLE e tante, tante, tante, altre. Ore e ore spese davanti al computer, al telefono, per lavorare assieme sia all’emergenza del presente, ad un reddito di quarantena, ad eventuali protocolli Covid per una ripartenza delle nostre attività, sia ad una grande, enorme, riforma del nostro settore, riforma che alla quale vogliamo dare voce noi, confrontandoci con i sindacati, ma restando noi i protagonisti, interloquendo noi con le istituzioni, il ministero, il Mibact, l’Agis.
Siamo quell* che raccontano storie. Che raccontano le vostre storie. Per deontologia ci mettiamo nei panni degli altri. Diventiamo voi, diamo voce all’essere umano, alle relazioni, all’attualità, alla storia, all’anima. Siamo quell* che non lavoreranno probabilmente fino al 2021. Quell* che se scompariranno, porteranno con sé tutte le molteplici visioni e la pluralità di pratiche artistiche che sono il concime per la libertà e l’indipendenza intellettuale di un popolo, l’allenamento allo spirito critico di ogni individuo, lo stimolo a valorizzare il sentire.
Care indisciplinate, l’arte è la nostra grande mela, la nostra ribellione all’Eden, il nostro morso alla conoscenza.
Primo maggio 2020. Ho e abbiamo in tantissimi, tra cui Mujeres nel teatro e Mujeres nel Cinema, aderito allo sciopero in bianco delle lavoratrici e lavoratori dello spettacolo.
PRIMO BIANCO PER LA CULTURA
Dalle 21.00 di Giovedì 30 Aprile alle 03.00 di Sabato 2 Maggio: inserire bianco come immagine di profilo e come immagine del diario (e come qualsiasi altra immagine profilo account dei tuoi social network).
Nel tempo di questo “Primo Bianco per la Cultura” astenersi da qualsiasi commento a qualsiasi iniziativa.
Trenta ore di Silenzio.
Per la dignità della Cultura, per la dignità dell’Arte, per la dignità del Lavoro.
Gli hashtag: #redditodiquarantena #esistoanchio #vivodalvivo #zeromaggio #seiconnoi #mujeresnelteatro #mujeresnelcinema
Vi abbraccio tutte, facciamoci forza, diamoci la mano, è dura, durissima, non molliamo.
Sempre vostra indisciplinata.
M.